L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli
di Paolo Paoletti
«Tengo particolarmente a raccontare la mia esperienza. Si parla spesso male della Sanità locale e del Pronto Soccorso di Fermo ma per me è stato l’esatto contrario».
Sono le parole di Roberto Carletti, ascolano, storico magazziniere della Fermana Calcio che con la voce quasi commossa vuole ringraziare tutti coloro, sanitari e non, che hanno contribuito a salvargli la vita. Tra loro, con un ruolo determinante per il felice esito della malattia, l’Utic del reparto Cardiologia dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli, guidato dal dottor Pierfrancesco Grossi.
«Era il 7 giugno scorso quando attorno alle 14 avvertii un malore – ci racconta – un dolore alla parte destra, quasi all’altezza del fegato. Soffrendo di calcoli ho cercato di resistere ma poi attorno alle 21 sono andato al Pronto Soccorso, non immaginavo si potesse trattare di un infarto.
Il mio primo grazie va a Cristian Piergentili e a tutto il personale medico e paramedico del Pronto Soccorso del Murri. Una volta arrivato infatti mi hanno fatto entrare, con mia moglie che attendeva fuori. Mi hanno subito somministrato una flebo e poi fatto un elettrocardiogramma. E` bastato questo esame per far emergere chiaramente che si trattava di una cosa seria: un infarto.
A questo punto è arrivata la dottoressa Galassi che subito ha dimostrato grande attenzione nei miei confronti. Anche nei giorni successivi ha avuto grande vicinanza. Grazie anche al dottor Gioacchini, cardiologo, che mi è sempre stato vicino e mi ha assistito dandomi coraggio».
Il racconto prosegue: «Mi hanno tranquillizzato e nel frattempo hanno attivato tutta la macchina per il trasferimento urgente all’Emodinamica della Cardiologia del “Mazzoni” di Ascoli. Appena arrivato all’ospedale piceno in ambulanza tutto era già stato predisposto.
Ho avuto una prima angioplastica e due giorni dopo la seconda. Interventi che mi hanno salvato la vita.
Un altro grazie speciale va a tutto il reparto Utic di Ascoli con il responsabile del reparto emodinamica dottor Grossi, tra l’altro di Porto San Giorgio e a tutto il suo staff».
Una brutta avventura con un lieto fine: «Se oggi sto bene è grazie a tutte queste persone che mi hanno curato in maniera perfetta. Leggo ultimamente e sempre più spesso brutte cose nei confronti del Pronto Soccorso e della Sanità locale in generale. Mi sono sentito in dovere di raccontare la mia storia per dire che non è così».
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