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Le Marche al Micam,
sfida tra credito e innovazione
Giorgetti: «Dramma infrastrutture,
ma risolveremo» (Videointerviste)

MILANO - Confronto su presente e futuro del comparto tra il ministro allo Sviluppo economico, il presidente regionale Acquaroli, i vertici di ICE e Unioncamere. Presenti anche il presidente della Camera di Commercio regionale Sabatini, gli assessore della Regione Carloni e Castelli
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Micam 2021 Le interviste

 

di Andrea Braconi

 

Torna il Micam, dopo il primo ed unico stop in 50 anni dello scorso febbraio quando, a causa della pandemia, non si è tenuta quella che Siro Badon ha definito «la fiera di settore più importante a livello internazionale». A confermarlo sono i numeri di questa edizione: 655 espositori, di cui circa 400 italiani e con stranieri provenienti da 20 Paesi. «Siamo la fiera di moda più grande in questo momento del mondo» ha ribadito il presidente di Assocalzaturifici in occasione dell’inaugurazione, alla presenza del ministro Giancarlo Giorgetti.

Quattro i fattori importanti per raggiungere un traguardo che sembrava complicatissimo.

«Innanzitutto la forza, la resistenza, il credere nel rinascimento dei colleghi imprenditori, che qui hanno portato le loro collezioni. Secondo: l’associazione che ho l’onore di presiedere si dimostrata resiliente e sempre sul pezzo. Poi c’è il sistema Italia, dal Ministero alle Regioni. E infine Milano, che si sta confermando l’hub internazionale della moda, con le calzature che sono una parte molto importante di questo settore».

Dopo un 2020 molto difficile, i primi mesi del 2021 si sono dimostrati un po’ titubanti, ma nel secondo e terzo trimestre è arrivato quel rimbalzo che ci si attendeva.

«L’export è al +31%, ma non è ancora sufficiente: abbiamo bisogno di investimenti sul nostro comparto e con il PNRR abbiamo la speranza che qualcosa ci venga riconosciuto.

Non chiediamo la luna, ma una rivisitazione della burocrazia, una defiscalizzazione sulle nostre collezioni e sulle spese di ricerca, oltre ad un investimento su digitalizzazione e presenza alle nostre fiere a livello internazionale.

Da ultimo, servono una politica sull’export ed un ripensamento sulle politiche della formazione e sulla creazione di nuove figure professionali».

«Gli argomenti non sono nuovi – ha esordito il ministro Giorgetti -, ma alcuni hanno preso una piega ulteriore dopo questi 2 anni di trauma, un vero e proprio tsunami che ha colpito l’economia e ancora di più alcuni settori, come la calzatura».

Ma per Giorgetti questa domenica 19 settembre resta un giorno di grande rilevanza.

«La fiera è il luogo in cui non si registra un incontro virtuale ma fisico. Per certi prodotti fortunatamente la dimensione della relazione, del toccare e del vedere continua a risultare fondamentale. È un momento in cui si esce da una specie di guerra, che vede alterate le condizioni dei mercati ed una difficoltà di approvvigionamento delle materie. Se aggiungiamo anche la sfida del digitale, possiamo dire che siamo ad un crocevia della storia economica, da cui si uscirà con un quadro completamente diverso».

E in questa fase l’imprenditoria italiana è chiamata a tirare fuori il meglio di sé, come nel Rinascimento.

«Da italiani possiamo avere capacità, estro, dobbiamo essere capaci di presentare e portare questi prodotti nel mondo. La proiezione internazionale è fondamentale in un mondo globalizzato e noi dobbiamo essere l’esempio. Il Governo si è mosso, abbiamo tavoli dove cerchiamo di raccogliere proposte e suggerimenti al fianco degli operatori in questa fase post bellica, fase che presenta molti rischi ma anche molte opportunità. E lo Stato deve esserci».

Giorgetti ha sottolineato come «le decisioni del Governo sono volte non a limitare la libertà ma ad aumentare la possibilità di incontro. Abbiamo introdotto queste misure per aprire e con la collaborazione degli italiani faremo ancora più grande il nostro Paese».

Di un settore rilevante per l’economia marchigiana, sia per occupazione che per capacità di produrre Pil, ha parlato il presidente regionale Francesco Acquaroli. «La calzatura storicamente ha esaltato la nostra capacità manifatturiera e questa edizione del Micam che ci riapre alla socialità ci dà una speranza importante.

Le sfide sono tantissime: c’è la sfida di rilanciare un settore già in difficoltà, ci sono credito, innovazione e digitalizzazione, c’è la sfida dell’aggregazione, del ragionare in squadra e soprattutto nei territori, dove dobbiamo mettere in campo strategie che consentano un potenziamento della capacità produttiva».

Anche se spesso le Marche si sono distinte per un esasperante campanilismo, per Acquaroli oggi è tempo di mettere insieme le forze.

«Ce lo impone la globalizzazione e la crisi ancora di più. Credo si sia intrapresa un’attenzione particolare e credo che già in questo primo anno iniziative importanti siano state messe in campo dal vice presidente Carloni. Nelle prossime settimane potremo fare scelte fondamentali, perché queste risorse e opportunità che capitano oggi non vanno sprecare, ma spese per realizzare insieme una visione».

Carlo Ferro, presidente dell’ICE, ha parlato della tredicesima fiera inaugurata nelle ultime 3 settimane, «un segno del progresso importante della campagna vaccinale». Altro segno positivo per il responsabile dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane è la crescita dell’export, che nel confronto tra i primi 7 mesi degli ultimi 2 anni ha segnato un +4,2%.

«“Fra i Paesi del G8 l’Italia è il Paese che ha performato meglio e questo focus sulle calzature delle Marche è molto importante: parliamo di oltre 1 miliardo di valore delle esportazioni di calzature e di tessuto fatto soprattutto da piccole e medie imprese».

Diverse le azioni messe in campo dall’ICE.

«L’essere tornati sul territorio con un nostro funzionario, il fornire servizi gratuiti per imprese fino a 100 addetti, la partecipazione a fiere estere con i primi 40 metri quadri gratuiti se organizzati in collettive. Altre opportunità sono i voucher Temporary Export Manager e, infine, il tema dell’e-commerce: è importante che imprese possano utilizzare al meglio questo supporto. Abbiamo creato una combinazione tra tutti i diversi soggetti del sistema Paese ed export.gov.it è il punto di ingresso che li collega, comprese le Regioni».

«Dobbiamo essere riconoscenti al Governo se oggi possiamo fare questa fiera, le scelte fatte sono state quelle giuste e sono il presupposto per la ripresa economica – ha tenuto a precisare Andrea Prete, presidente di Unioncamere -. Ora abbiamo tantissime sfide e abbiamo anche scoperto che gli scenari sono cambiati: quindi, c’è la necessità di adeguarsi ai cambiamenti in modo molto più rapido.

Le Camere di Commercio sono a disposizione del Governo, siamo il collante con il sistema delle imprese e vogliamo che siano utili al Paese. La dimostrazione che questi enti funzionano è Gino Sabatini, padre di una fusione di ben 5 Camere di Commercio».

Lo stesso Sabatini, nel salutare gli ospiti, ha voluto omaggiare il ministro dello Sviluppo Economico con una targa simboleggiante la loggia dei mercanti. «Gliela consegniamo con piacere perché lei sta portando avanti questa filiera istituzionale a supporto del mondo imprenditoriale. E la calzatura ha bisogno fortemente di questo».

«Ho incontrato le Marche qui a Milano perché arrivare nelle Marche è un dramma – ha chiosato Giorgetti – è il posto più difficile da raggiungere in termini di infrastrutture in tutta Italia. È un qualcosa che voglio sottolineare ed è un impegno che in qualche modo il Governo dovrà affrontare. Non va tutto bene, c’è qualcosa in cui dobbiamo migliorare».

«Le Marche –  ha ribadito il vicepresidente regionale Mirco Carloni – vantano tante micro imprese che dobbiamo vendere sui mercati. La sfida è quella di riuscire a sfruttare il recovery per finanziare, in modo strutturale, le filiere. L’epoca del metalmezzadro è finita, dobbiamo puntare su un modello economico innovativo rappresentato dalle filiere. È un impegno che, insieme agli altri assessori regionali alle Attività produttive, stiamo sviluppando e stiamo portando all’attenzione del ministro. Pensiamo a un sistema di valorizzazione della filiera della moda, da rafforzare con trasferimento tecnologico, ricerca, innovazione e sviluppo sui mercati esteri, d’intesa con il Mise. Se riusciremo a costituire un’aggregazione di filiere, le Marche scaleranno le vette in tutti i settori. Filiere che andranno aiutate, però, non con aiuti, ma con stimoli alla crescita e alla competitività».

Una base di partenza c’è già: come sottolineato dall’assessore al Bilancio Guido Castelli: «con la nuova programmazione comunitaria le Marche beneficeranno, fino al 2027, di un miliardo e 100 milioni di euro per lo sviluppo economico e per le tutele sociali.

Sono 720 milioni del Fesr (sviluppo regionale) e 320 del Fse che finanzia anche la formazione.

Al ministro abbiamo chiesto di valutare la possibilità di estendere la decontribuzione al 30% anche alle aree di crisi complessa delle regioni in transizione (quelle con un Pil tra il 70 e il 90% della media Europea), come lo saranno le Marche nel prossimo settennio. Quindi le risorse ci sono, vanno gestite bene e spese bene.

La parte pubblica deve investire su sé stessa per evitare che dietro i geroglifici della burocrazia, i calzaturieri abbiano difficoltà a rendicontare un investimento».


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